La Forma Quadrata
Il mio scrivere è il mio esprimere.
Per questo mi ha sempre imbarazzato molto
che qualcuno leggesse le mie cose.
Perchè leggere la mia voce in una poesia
è leggere le mie lacrime e i miei sorrisi,
quelle espressioni di cui troppe volte non sono capace.
Io stessa apprendo di me più dalla forma dell’inchiostro
che plasmo che dallo specchio in cui mi rifletto.
Per questo mi ha sempre imbarazzato molto
leggere le mie calligrafie.
E per questo, forse, il mio diario
non è mai stato chiuso da un lucchetto.
Ho chiuso il mio diario nella rigidità della forma poetica.
Una forma quadrata che diviene flessibile
ad opera della mia manipolazione,
da cui simboli così convenzionali come le parole
traggono un senso particolare.
E flessibile per l’interpretazione,
che apre il mio sentire a un sentire universale.
Mi avvalgo della fruizione
come elemento partecipativo della creazione artistica
e della licenza poetica
per manifestare ciò che di me non riesco a tradurre:
per manifestare e nello stesso tempo
riconoscere, cristallizzare e neutralizzare
quella componente così indispensabile eppur così spaventosa
che appartiene all’essere umano
e che viene chiamata emozione.
Il mio scrivere è il mio esprimere.
E le mie poesie sono l’ammortizzare il mio esprimere:
sono una cura per qualcosa che non è malattia,
ma un’emozione qualunque che, inspiegabilmente, mi fa soffrire.
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